lunedì 16 aprile 2012

COSTITUZIONE: I RAPPORTI ECONOMICI


CLASSI SECONDE

COSTITUZIONE ITALIANA


file multimediale: http://youtu.be/MOI9PCKvFWU

Parte I

Titolo III


Rapporti economici (35-47)


Il titolo terzo ci consente di avere chiara la visione e la posizione costituzionale in materia di lavoro e lavoratori.

Attraverso il lavoro si intende:

a. promuovere lo sviluppo della società
b. realizzare l'individuo

Possiamo suddividere i contenuti di questo titolo come segue:


  1. 35-40: nella prima parte di questo titolo si dettano gli articoli che sono più vicini alla NORMATIVA A FAVORE DEL LAVORO E DEL LAVORATORE
QUESTI ARTICOLI SONO LA BASE DELLA SUCCESSIVA LEGISLAZIONE SOCIALE (in particolare ricordiamo lo statuto dei lavoratori, legge n. 300 del 1970). 
(DURATA DELLA GIORNATA LAVORATIVA, FERIE, LICENZIAMENTO, PRIVACY, LEGGE N. 300 DEL 1970).

L'articolo 37 della Costituzione sancisce i diritti della donna lavoratrice e la sua funzione e protezione all'interno della famiglia. Questo articolo, però,  richiama indirettamente l'articolo 34. Infatti, la riserva di legge, prensente nel secondo comma dell'art. 37, comporta che il legislatore deve individuare l'età a partire dalla quale il giovane può iniziare a lavorare.
L'art. 37 della Costituzione prevede che sia la legge a stabilire il limite minimo di età per il lavoro salariato e tale limite è stato disciplinato dall'art. 3 della L. n. 977/1967, modificato dall'art. 5 del D.Lgs n. 345/1999: "l'età minima di ammissione al lavoro è fissata al momento in cui il minore ha concluso il periodo di istruzione obbligatoria e, comunque, non inferiore ai 15 anni compiuti". Vige quindi il principio in virtù del quale l'età minima di ammissione al lavoro non può essere inferiore all'età in cui cessa l'obbligo scolastico. E' proprio questo il principio che è stato espresso dalla Legge Finanziaria 2007 ( 296/2006), in particolare, ove si afferma che l'innalzamento dell'obbligo di istruzione ad almeno 10 anni determina quale "conseguenza" l'aumento da 15 a 16 anni dell'età per l'accesso al lavoro.
Premesso quanto sopra, poiché la stessa legge fa espressamente decorrere l'innalzamento dell'obbligo di istruzione a far data "dall'anno scolastico 2007/2008", dal 1° settembre 2007 decorre anche l'innalzamento a 16 anni dell'età di ingresso al lavoro per i minori.

  1. NELLA SECONDA PARTE DEL TITOLO III (ART. 41-47) VENGONO TRATTATI DIRITTI CHE DELINEANO IL CARATTERE SOCIALE DELLA NOSTRA REPUBBLICA.

L'ITALIA NON E' UNO STATO LIBERALE O LIBERISTA, MA NEMMENO COMUNISTA.
LA PROPRIETA' E' VISTA COME UN DIRITTO PER I CITTADINI, MA DI ESSA E DELLA LIBERTA' DI IMPRESA CHE VENGONO GARANTITE, IL CITTADINO DEVE FARE USO NEI LIMITI DELL'INTERESSE DELLA COLLETTIVITA' (artt. 41 e 42).

Il titolo terzo della prima parte della Costituzione contiene disposizioni fondamentali in materia di rapporti di lavoro e di regime giuridico della proprietà.
Tali disposizioni rispecchiano la formazione politica dell'Assemblea Costituente e originano una concezione dell'economia mista. I principi su cui si basavano gli articoli di questo titolo sono parzialmente in contraddizione. Infatti, pur riconoscendo la proprietà privata (art. 42) e l'iniziativa imprenditoriale (art. 41), si considera l'importanza della solidarietà sociale e della funzione sociale della proprietà.

Tali principi sono sanciti sia dall'articolo 41, in riferimento alla libertà di iniziativa economica, sia dall'articolo 42, per quanto concerne il godimento del diritto di proprietà, che (come accade nel codice civile) trova limitazioni nella legge dello stato.


Art. 35

Il lavoro è l'elemento che viene riconosciuto quale fonte di riconoscimento e di dignità dell'uomo nel nostro ordinamento, sin dall'articolo 1 (dignità e peso sociale sono basati sulla capacità professionale piuttosto che sulla classe di appartenenza). Come stabilisce l'articolo 4 della Costituzione, il cittadino ha il diritto/dovere di prestare lavoro (anche per contribuire alla spesa pubblica, che come abbiamo visto garantisce l'uguaglianza sostanziale).
Il nostro stato dovrebbe garantire la piena occupazione e, inoltre, garantire uguale tutela e dignità a tutti i lavoratori, sia pubblici, sia privati, sia dipendenti, sia autonomi.
La Repubblica per tutelare il lavoro usa la formazione (quella professionale, in particolare) e, con la cooperazione internazionale ed europea, promuove il lavoro italiano (e straniero) in Italia e all'estero.
In particolare questo articolo menziona la tutela dell'emigrante.
I fenomeni migratori e immigratori (più recentemente) hanno portato il legislatore ad elaborare sempre di più la normativa in materia di permessi di soggiorno e di movimento e spostamento delle persone (sia dei cittadini comunitari, che possono soggiornare anche per motivi diversi dalla prestazione di lavoro, sia dei cittadini extracomunitari, i quali se in possesso del permesso di soggiorno possono soggiornare e cercare lavoro). 
Questi soggetti (anche se indirettamente) insieme ai minori di età e ai diversamente abili vengono tutelati anche nell'articolo 37, che riconosce il diritto ad uguale retribuzione a parità di lavoro dei minori, e 38, che riconosce il diritto al lavoro e alla formazione dei diversamente abili (legge n. 68 del 1999, quote di collocamento obbligatorio: in base a tale legge le imprese che hanno un certo numero di dipendenti sono tenute a redigere un piano di collocamento e a destinare alcuni posti agli appartenenti alle categorie protette). 
(Accanto alla tutela del lavoratore e del lavoro si devono tutelare la retribuzione (art. 36), il lavoro femminile (art. 37), gli invalidi e gli anziani (art. 38 e sistema previdenziale), lo sciopero (art. 40) e i sindacati (art. 39). Lo statuto dei lavoratori riconosce la tutela del lavoratore e della lavoratrice, il diritto ad una retribuzione appropriata, aderendo e rendendo concreti i principi degli articoli di questo titolo della Costituzione.) 



file multimediale: http://youtu.be/IjNCMn_dRKU
 

Art. 36

L'articolo riguarda i diritti dei lavoratori come, per esempio, il diritto alle vacanze pagate e al riposo settimanale o anche il diritto alla giusta retribuzione, che tiene conto del lavoro svolto e della necessità di garantire un certo livello di dignità e benessere alla famiglia del lavoratore (vedi gli assegni di famiglia).
Il decreto legislativo n. 66 del 2003 ha recepito in tal senso una direttiva comunitaria per quanto riguarda:
  • numero di ore di lavoro settimanali: 40 max;
  • 48 ore in caso di straordinari;
  • pausa se previste più di 6 ore al giorno;
  • 24 ore di riposo entro 7 giorni lavorativi;
  • ferie annuali: 4 settimane.
Il decreto in questione disciplina in modo concreto gli orari lavorativi e i periodi di riposo del lavoratore, che devono garantire la salute e la sicurezza del lavoratore stesso.






Art. 37

Garantisce alle donne lavoratrici una tutela speciale per consentire la contemporanea figura di lavoratrice e di madre (RIFORMA FORNERO: ASSEGNO in luogo di PERMESSO PARENTALE). Nel 2006 è stato approvato il codice delle pari opportunità, di cui si tratta più avanti.
Lo statuto dei lavoratori, Legge 300 del 1970, era già in grado di garantire una "certa" tutela alla donna lavoratrice; poi altre norme nel 1977 e nel 1991 hanno introdotto gli assegni di famiglia a favore anche delle madri, il periodo di “puerperio” e l'onere della prova per il datore di lavoro.
 

Lo statuto dei lavoratori garantiva la libertà sindacale e la dignità al lavoratore, introducendo un diretto riferimento alla tutela della salute del lavoratore e alla tutela del suo posto di lavoro. In tal senso si trattava di tutelare anche la donna lavoratrice (tuttavia solo norme successive hanno innovato la nostra legislazione in modo più esplicito).
In altre parole, sulla scia dell'articolo della Costituzione, la donna lavoratrice ha diritto a mantenere il posto di lavoro anche durante la maternità e oltre. Sono riconosciuti da tre a quattro mesi di assenza dal lavoro dopo il parto (2 mesi prima del parto), alle madri che vogliono curarsi del proprio figlio (periodo di puerperio). Ciò vale anche per il padre che debba sostituire la madre per vari motivi. Gli assegni di famiglia vengono riconosciuti (dall'Inps) alla madre lavoratrice. 
Il codice delle pari opportunità tra uomo e donna (d.lgs. n. 198 del 2006) riconosce a tutte le donne uguale trattamento anche in fase di assunzione della donna lavoratrice (onere della prova invertito).
Lo stesso vale per le regole di ascesa gerarchica e per gli scatti di carriera che dovrebbero essere uguali per uomo e donna. Si garantisce la possibilità alla donna di formarsi e di poter lavorare ottenendo collaborazione del marito anche nel lavoro domestico, o, comunque, con orari lavorativi flessibili e compatibili con le responsabilità familiari.
La legge costituzionale del 2003 (legge Cost. n.1 2003)  ha introdotto un ulteriore periodo al primo comma nell'articolo 51 della Costituzione: “A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne.”.
Tutela viene garantita anche al minore, sia dal punto di vista retributivo che dal punto di vista della preparazione professionale. In attuazione dell'art. 37 (abbiamo visto), il minore deve studiare almeno fino ai 16 anni, anche se vengono garantiti dalla Cost. minimo 8 anni di scuola dell'obbligo (art. 34). La norma giuridica fondamentale è stata citata sopra. 
Nel 2003 è stata data attuazione ad una direttiva CE (d.lgs. 215 del 2003), riguardante la prevenzione delle discriminazioni sul posto di lavoro, per quanto riguarda il sesso, le condizioni personali del lavoratore, l'età, l'esistenza di eventuali handicap...



 
Art. 38

Si fa riferimento alla previdenza, quindi, al sistema di assicurazioni sociali e pubbliche che devono garantire a tutti i lavoratori e ai cittadini inabili al lavoro i mezzi necessari al loro mantenimento e alle esigenze di vita. In particolare i lavoratori devono essere assicurati per il caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione involontaria.
Gli istituti e gli organi che si prendono cura dei bisogni di questi soggetti sono predisposti e integrati dallo Stato. Accanto alla tutela pubblica e obbligatoria vi è anche una possibile tutela privata, garantita da eventuali assicurazioni private.
L'Inps e l'Inail sono due istituzioni pubbliche che si occupano di assicurare i cittadini e tutti coloro che lavorano nel nostro paese. L'Inps in particolare si occupa della vecchiaia, dell'invalidità e della disoccupazione. Al contrario l'Inail si occupa di infortunio e malattia. Tutti i lavoratori partecipano al sistema previdenziale obbligatorio versando i contributi, insieme ai datori di lavoro.
L'Inail si occupa non solo di riabilitare gli infortunati e risarcire gli invalidi; questo istituto si occupa anche della prevenzione e della sicurezza sul posto di lavoro. 

Gli articoli 32 e 38 sono tra loro legati, in quanto il primo si riferisce al sistema di sicurezza come il secondo.

Il sistema di sicurezza sociale, infatti, si compone di sistema di previdenza e di assistenza sociale (comprensivi del sistema sanitario, ovviamente).

Come previsto dall'articolo 2 della Cost., il cittadino in difficoltà ha diritto ad un aiuto concreto, grazie alla solidarietà economica. La difficoltà, cui si fa riferimento, può essere propria del lavoratore, ovvero di colui che, fino ad un dato momento ha avuto le capacità di sostenersi autonomamente, e allora si parla di sistema di previdenza

Alternativamente, si può trattare di una difficoltà generale del soggetto, il quale può essere inabile o minorato. In questi casi, si parla di assistenza sociale, tenendo presente l'attività di inserimento nella realtà lavorativa anche di questi soggetti.
La formazione dovrebbe servire a ridurre il numero di persone che hanno bisogno effettivo di assistenza sociale.

Le assicurazioni obbligatorie, quali Inps e Inail, coprono il sistema di previdenza sociale e sono, quindi, assicurazioni contro la disoccupazione, l'infortunio, la vecchiaia....

Invece, il sistema sanitario, le assicurazioni obbligatorie e le associazioni di volontariato coprono, poi, il sistema di assistenza sociale. In particolare, le associazioni di volontariato rispondono al criterio di sussidiarietà orizzontale, previsto dall'articolo 118 della Cost. (ultimo comma).
Si dovrebbe trattare di associazioni private che svolgono un servizio a favore di soggetti più deboli, quali: i malati, gli anziani, i fanciulli, i lavoratori dipendenti (si pensi ai patronati, COME INAS).



Art. 39

I sindacati sono associazioni, ovvero enti collettivi che svolgono dei servizi a favore dei loro membri, per tutelarne gli interessi professionali. Ma non solo. Come è stato messo in evidenza anche dalla stessa giurisprudenza, successivamente all'entrata in vigore dello Statuto dei lavoratori, i sindacati tutelano non solo gli appartenenti (iscritti) al sindacato, ma tutti gli appartenenti ad una data categoria. Infatti, i sindacati sono tanto più importanti quanto maggiore è il loro numero di iscritti. I contratti collettivi che vengono concordati tra le varie associazioni (lavoratori e datori di lavoro) si applicano all'intera categoria.
Vi sono sindacati dei lavoratori (Cisl, Uil, Cgil) e sindacati dei lavoratori autonomi (Confartigianato) e dei datori di lavoro. La Costituzione garantisce a tutti la possibilità di aderire e di creare sindacati, anche a tutela della stessa categoria di lavoratori.
E' garantito il diritto di esercitare i diritti sindacali all'interno dei luoghi di lavoro (purchè non si arrechi danno al datore di lavoro). Essi dovrebbero essere iscritti (come tutte le associazioni, la personalità giuridica viene conseguita con la registrazione dell'associazione stessa nel registro, presso la Prefettura). Ma tale iscrizione comporterebbe un “controllo” da parte dell'autorità governativa. Pertanto i sindacati, ad oggi, non sono iscritti. La loro attività di contrattazione collettiva, comunque, si estende, per determinati aspetti, a tutti i componenti della categoria.
In tal modo, pur non sussistendo le premesse determinate dalla Costituzione (iscrizione), i contratti collettivi hanno efficacia su tutti gli appartenenti al sindacato e a tutta la categoria. C'è anche chi li considera delle vere e proprie fonti di diritto.
In questo articolo si tutela, quindi, la libertà di associazione (art. 18), la libertà di esercitare i diritti sindacali, la libertà dall'ingerenza statale. 
Nel tempo si sono andate diffondendo le RSA e le RSU. Nel primo caso, si trattava di rappresentanze sindacali saldamente limitate ai rappresentanti degli iscritti e non partecipanti alla contrattazione. Nel secondo caso, si tratta, invece, di rappresentanti di tutta la categoria, includendo anche i non iscritti al sindacato e includendo una attiva partecipazione alla contrattazione collettiva. 


 

Art. 40

 
Il diritto di sciopero viene garantito come strumento per l'esercizio dei diritti derivanti dalla partecipazione ai sindacati. Si tratta di tutelare un interesse professionale collettivo. Quindi, lo sciopero è garantito da un diritto soggettivo collettivo. I presupposti affinchè non diventi illegittimo: si deve trattare di un'astensione volontaria e collettiva e deve essere proclamata da un'organizzazione sindacale.  
L'astensione dal lavoro di una o più categorie di lavoratori per difendere i diritti citati può però causare danni alla popolazione. Per tutelare la collettività da scioperi incontrollati e indiscriminati, la Costituzione prevede dei limiti di legge al diritto di sciopero.
Le leggi che hanno circoscritto lo sciopero per garantire i servizi pubblici (e non solo) essenziali (ovvero servizi di pubblica utilità) sono la n.146 del 1990 e la n. 83 del 2000.
Grazie a tali norme, è necessario garantire un “quantitativo minimo” di prestazione in determinati settori (sanità, tutela dell'ordine pubblico, istruzione...). Ciò riguarda il settore pubblico e anche i privati.
La precettazione consiste nell'intervento del Prefetto a garanzia del rispetto delle norme riguardanti i servizi pubblici essenziali. E' necessario avvisare per tempo il datore di lavoro e le istituzioni (10 giorni prima; le istituzioni in questo caso sono date o dal prefetto o dal Presidente del consiglio dei ministri...) e gli utenti (5 giorni prima). In caso di scioperi protratti ad oltranza interviene l'autorità per dirimere la problematica unitamente alla Commissione di garanzia sciopero, le quali devono essere prontamente avvertite. Se non vengono rispettati i termini della legge viene applicata una sanzione pecuniaria. 

Art. 41 e 42
L'art. 41 riguarda l'iniziativa economica privata: chi detiene ricchezze (la proprietà privata è garantita insieme alla proprietà pubblica dall'art. 42) può utilizzarle per realizzare attività economiche che non devono essere in contrasto con l'utilità sociale. Quindi, tali attività sicuramente non devono fare venir meno la libertà, la sicurezza e la dignità umane. Il legislatore deve cercare di garantire la libertà di iniziativa economica pubblica e privata, individuando dei modi per indirizzarla e condizionarla.

Nell'articolo 42 si prevede, poi, come nel codice civile, l'eventualità di una espropriazione, previo indennizzo della proprietà, per coloro che non ne garantiscono la funzione sociale... (continua in un'altro post).

mercoledì 11 aprile 2012

SOGGETTI DEL DIRITTO

SOGGETTI DEL DIRITTO




Evoluzione dei soggetti del diritto e della soggettività giuridica

Diritto romano: non tutti erano soggetti di diritto. Oggi, nella generalità, degli ordinamenti giuridici, sono considerati soggetti di diritto non solo tutte le persone fisiche ma anche gli enti collettivi (società, associazioni).

Quindi, sono considerati soggetti dell'attività giuridica:
  • le persone fisiche
  • le persone giuridiche
  • gli enti di fatto

Persone (in senso giuridico): sono soggetti giuridici, quindi, centri unitari di imputazione di situazioni giuridiche.
Enti di fatto sono organizzazioni collettive a cui non è stato concesso alcun riconoscimento.

Persona fisica:

La Costituzione sancisce due principi fondamentali in materia di persona fisica:

1. ogni essere umano, solo perchè persona fisica, è considerato soggetto di diritto (art. 2 Cost.)
2. tali soggetti (o persone fisiche) hanno tutti uguale grado di soggettività giuridica (art. 3)

In tal modo, si ripudiano le discriminazioni delle precedenti epoche storiche.
In passato la soggettività giuridica era riconosciuta solo a determinate persone fisiche (per esempio: per privilegio ad alcuni soggetti, come nobili ed ecclesiastici, o era limitata per motivi politici e religiosi).

L'articolo 3 della Costituzione sancisce l'uguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini (cittadini sono tutti gli uomini, perché così è specificato nell'articolo 2 della Costituzione che individua diritti inviolabili e doveri di solidarietà politica economica e sociale di tutti gli uomini).

CAPACITA' GIURIDICA (aspetto statico della soggettività)

Poiché l'uomo è soggetto di diritto è titolare di diritti e doveri giuridici; pertanto, egli possiede la capacità giuridica. Essa è l'attitudine/idoneità ad essere titolari di diritti e di doveri.
La capacità giuridica appartiene a tutte le persone fisiche e giuridiche e non  può essere oggetto di rinuncia. Non è possibile rinunciare ai propri diritti (soprattutto se diritti della personalità e diritti di libertà fondamentali dell'uomo, si parla anche di giusnaturalismo). Il legislatore rimuove le disuguaglianze di fatto per la realizzazione del principio di uguaglianza sostanziale (art. 3).
La Costituzione stabilisce che nessuno può essere privato della capacità giuridica per motivi politici (art. 22 Cost., che riporta anche la cittadinanza ed il nome)

La capacità giuridica si acquisisce al momento della nascita (art. 1, titolo I, C.C.) e si perde con la morte.
L'ordinamento riconosce al nascituro la titolarità di diritti.

Art. 462 c.c.: “possono succedere tutti coloro che sono nati e concepiti al tempo dell'apertura della successione”. Bisogna sottolineare che il nascituro consegue effettivamente i diritti di successione solo dopo essere nato (quindi, il diritto è subordinato alla nascita). Inoltre, per testamento, possono essere destinatari dell'eredità anche individui che ancora non sono nemmeno concepiti. Chi è titolare del diritto può anche compiere gli atti necessari a tutelare il patrimonio del defunto. Il minore può accettare l'eredità con beneficio di inventario per tramite del tutore e del giudice tutelare.
Esiste, poi, anche il diritto a nascere sano. Si ricorda, tuttavia, che in Italia esiste la legge sull'aborto: entro i primi tre mesi è possibile interrompere la gravidanza, tanto più se ci sono dei pericoli per la madre.

CAPACITA' DI AGIRE (aspetto dinamico della soggettività)

Attitudine di un soggetto ad acquisire ed esercitare diritti e ad assumere obblighi.

Idoneità a compiere atti giuridici validi.

In altre parole consiste nella capacità di modificare la situazione statica definita attraverso la capacità giuridica (aspetto passivo o statico della soggettività).
Tale capacità viene acquisita con la maggiore età (18 anni)  presupponendosi che solo da tale momento l'individuo può curare i suoi interessi e valutare gli effetti degli atti che compie.
Per alcuni atti la legge richiede un'età diversa.

Es: riconoscimento del figlio naturale (16 anni)
Il minore di 16 anni può essere emancipato a seguito del matrimonio
L'età per prestare lavoro è stata innalzata a 16 anni in conseguenza della legge 296 del 2006 che stabilisce la durata decennale dell'istruzione obbligatoria (art. 34 Cost.).
Gli atti giuridici: producono conseguenze previste dalla legge.
Esempi: contratto: risarcimento del danno
voto: elezioni
dichiarazioni: confessione conseguenze di legge...

Per avere la capacità di agire è necessario avere esperienze di vita; per questo si acquisisce a 18 anni...
Si deve anche tenere conto che rispondo personalmente: a partire da 14 anni per il diritto penale; il carcere minorile è previsto dai 16 anni.
La capacità di agire è legata alla capacità di previsione del futuro e alla capacità di riflettere sulle conseguenze di quanto si fa.
E' possibile stipulare contratti di lavoro per i calciatori dai 14 ai 16 anni …. anche ai minori sono riconosciuti i diritti che derivano dalle opere dell'ingegno.


PROBLEMATICHE RELATIVE ALLA INCERTEZZA DELL'ESISTENZA IN VITA (E QUINDI DELLA CAPACITA' GIURIDICA)

Scomparsa: situazione di fatto che produce conseguenze giuridiche.

a. non può acquisire diritti né eredità
b. nomina del curatore

Assenza: situazione di diritto; dopo due anni dalla scomparsa su ricorso dei successori legittimi e di chi ha diritti sui beni per effetto della morte può essere dichiarata con sentenza del giudice.

Comporta:
apertura del testamento
immissione nel possesso temporaneo dei beni dell'assente: in base al possesso temporaneo l'erede può amministrare i beni che restano di proprietà dell'assente
non comporta scioglimento del matrimonio; comunque il coniuge potrebbe ricontrarre matrimonio

Morte presunta: dopo dieci anni dalla scomparsa viene dichiarato con sentenza del Tribunale su ricorso degli eredi presunti o di chi crede di avere diritti sui suoi beni in dipendenza della morte.
La dichiarazione può essere richiesta anche dal Pubblico Ministero.
Ha effetti simili a quelli prodotti da morte accertata: gli effetti non si limitano ai diritti patrimoniali ma si estendono anche ai diritti personali.
I diritti personali si estinguono, non esiste più la capacità giuridica.
La successione ereditaria viene aperta definitivamente
Per chi ha avuto immissione nel possesso tale immissione è definitiva (con titolarità del diritto corrispondente)

PROBLEMATICHE INSITE NELLA CAPACITA' DI AGIRE



MINORE ETA'

La minore età implica l'incapacità di agire, ovvero l'assenza di attitudine a trasformare le situazioni giuridiche di cui si è titolari.
Non possono essere compiuti atti di natura negoziale, se non per mezzo del proprio rappresentante legale (genitori, tutore).
Si possono compiere, però, atti giuridici in senso stretto per acquisire o conservare un diritto (esempio: prelevare una somma dal conto corrente, pagare una somma di denaro per avere la consegna della merce...).
Il negozio giuridico concluso dal minore è annullabile a meno che il minore non abbia occultato la sua età (art. 1426 c.c.).
I negozi conclusi da minore per la vita quotidiana, che si presumono a lui utili, possono essere conclusi validamente (perchè si presume anche che egli operi in rappresentanza dei genitori).

INCAPACITA' ASSOLUTA: viene ricompreso anche il minore.




INTERDIZIONE GIUDIZIALE

Misura a cui si ricorre quando un soggetto è affetto da GRAVE E ABITUALE infermità di mente, tale da essere impossibilitato a provvedere ai suoi interessi.
Può essere chiesto al tribunale con ricorso del coniuge, del convivente, dei parenti entro il quarto grado, degli affini entro il secondo, dal pubblico ministero.
L'interdizione riguarda atti patrimoniali e familiari. Il giudice tutelare nomina, di conseguenza, un TUTORE. Gli atti che compie l'interdetto sono annullabili su richiesta del tutore, dell'interdetto o dei suoi eredi (art. 427 c.c.). 

INTERDIZIONE LEGALE

Si applica nei confronti di coloro che sono condannati all'ergastolo o alla reclusione per un tempo non inferiore ai 5 anni (art. 32 c.p.)
E' legale perchè opera senza intervento del giudice.  E' una sanzione prevista contro il soggetto che ha commesso reato molto grave. L'incapacità concerne tutti gli atti di natura patrimoniale, ma non si estende agli atti aventi carattere personale o familiare.
L'interdetto legale può fare anche testamento. Non verranno annullati gli atti da lui compiuti per tutelare il suo interesse, bensì per tutelare l'interesse di altri.
Si parla di annullabilità assoluta perchè può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse.

INCAPACITA' NATURALE

"Stato di fatto in cui viene a trovarsi un soggetto solitamente capace (nel momento in cui compie un atto) e caratterizzato da “vizio di mente” anche se improvviso e temporaneo, ma, comunque, di gravità tale da togliere la capacità di intendere e di volere e da impedire una valutazione seria dei propri atti (art. 428)".
Insomma la persona in questione è provvisoriamente incapace di intendere e di volere.
Annullamento: si prescrive in cinque anni l'azione di annullamento.
In base al principio della tutela dell'affidamento, però, il legislatore ha previsto una distinzione tra:
a. atti unilaterali: sono annullabili se gravemente pregiudizievoli per l'autore; gli atti unilaterali sono atti con i quali il soggetto di diritto dispone della sua libertà e del suo patrimonio (per esempio: promessa al pubblico: decido di premiare chi mi ritrova in cane che si è smarrito; ricognizione del debito: il debitore riconosce il debito....).
b. contratti: possono essere annullabili se la controparte si poteva rendere conto dello stato della controparte (incapacità di intendere e di volere) e ne ha approfittato.
c. per altri atti (matrimonio, testamento, donazione) basta la dimostrazione dell'incapacità per esperire l'azione di annullamento.

Incapacità legale opera di diritto e quindi il giudice non deve avere la prova dell'incapacità stessa.
Incapacità naturale: si deve fornire la prova che chi ha stipulato il contratto in quel momento non era in grado di intendere e di volere

INCAPACITA' RELATIVA




Emancipato: il minore prima del 18simo compleanno può contrarre matrimonio anche se ha 16 anni (art. 390 c.c.). Egli deve venire autorizzato dal giudice al matrimonio e, pertanto, viene anche emancipato (sempre che sia sufficientemente sviluppato psico-fisicamente e che sussistano gravi motivi). Viene concessa per poter compiere tutti gli atti necessari al mantenimento del figlio....Oggi è più raro che venga concessa l'emancipazione, poiché si pensa che quando i ragazzi diventeranno maggiorenni si potranno, eventualmente, sposare.
Si può essere emancipati anche per portare avanti l'azienda di famiglia in caso di improvvisa morte dei genitori.

Inabilitazione: può incorrervi
1. chi è affetto da malattia di mente non tale da determinare interdizione
2. chi è eccessivamente affetto da prodigalità
3. soggetti che abusano di alcolici e stupefacenti
    4. soggetti affetti da imperfezioni o menomazioni fisiche che non abbiano avuto un'adeguata formazione per acquisire una certa autonomia (415 c.c)
    5. i ludopatici o gli affetti da altre dipendenze (shopping o tecnologie).

IN QUESTI CASI VIENE NOMINATO UN CURATORE.

Gli incapaci vengono inseriti nel registro dello stato civile. I terzi con cui vengono in contatto possono venire messi al corrente del loro stato tramite tale registro. Pertanto, per annullare l'atto non è necessario provare l'incapacità di intendere e di volere. Altra situazione, come visto sopra, si presenta in presenza di incapacità naturale (momentanea). 

GLI INTERDETTI NON POSSONO COMPIERE ATTI NE' DI ORDINARIA NE' DI STRAORDINARIA AMMINISTRAZIONE.
GLI INABILITATI POSSONO COMPIERE ATTI DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE.

ATTI DI STRAORDINARIA AMMINISTRAZIONE: SI TRATTA DI ATTI CHE MODIFICANO LA CONSISTENZA O LA STRUTTURA DEL PATRIMONIO IN MODO SIGNIFICATIVO. ES: ACCETTAZIONE DI EREDITA', VENDITA DI BUONA PARTE DEI BENI IMMOBILI CHE COSTITUISCONO IL PATRIMONIO....ECC....

ATTI DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE: SI TRATTA DI ATTI CHE TENDONO A MANTENERE INTATTO IL PATRIMONIO O LO MODIFICANO IN MANIERA NON SOSTANZIALE.

AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO: E' PENSATA PER CHI HA PROBLEMI DI CAPACITA' DI INTENDERE E DI VOLERE MA NON COSI' SERI DA RICADERE NEI DUE ISTITUTI PRECEDENTI. SI TRATTA DI UNA NORMATIVA CHE TUTELA ANCHE CHI NON HA FAMILIARI CHE POSSANo AGIRE IN SUA DIFESA (ASSISTENTI SOCIALI). LA NORMA PERMETTE DI ADEGUARE LA SITUAZIONE ALLE REALI DIFFICOLTA' COGNITIVE DEL SOGGETTO SENZA GRAVARE TROPPO SUL PATRIMONIO FAMILIARE.